Nella tradizione indiana alcune asana (posizione) sono legate ad una affascinante storia /leggenda . ho trovato interessante raccontare come prima quella legata all'asana meditativa SIDDHASANA
MITI E LEGGENDE
Nella tradizione greca la mitologia ha assunto nel tempo un posto di grande rilievo per tramandare credenze, usanze, riti che a tutt’oggi colorano i racconti legati a templi, statue, affreschi. Anche nella cultura indiana la mitologia assume un posto di grosso rilievo, in essa è contenuta il pensiero, l'arte, il canto, la musica, la danza, i riti. Le allegorie e le metafore che troviamo nei testi quali “la Bhagavad gita” sono molto differenti da quelli ai quali siamo abituati, al contempo molto affascinanti. In questa tradizione alcune delle principali posizioni yoga nascondono una storia che aggiunge fascino e significato alle asana. Ho trovato un testo (“Yoga Le storie dietro le posizioni” di Dr Raj Balkaran ed Demetra ) che racconta le storie di 50 asana. che ha attirato la mia attenzione incuriosendomi. Comincio a raccontare il la storia legato all’asana siddhasana che rappresenta la forza della meditazione i cui temi principali sono: saggezza, intuizione, consapevolezza.
SIDDHASANA (posizione perfetta)
La parola siddha in sanscrita significa potere, asana significa posizione. Si riferisce ad una facoltà psichica che si sviluppa attraverso le pratiche yogiche.
La posizione si assume: seduti, con la colonna vertebrale eretta, il capo allineato, il mento leggermente retratto e parallelo al suolo. Le gambe formano un triangolo dando stabilità all’asana; la gamba destra piegata permette al tallone di poggiare sul perineo, la gamba sinistra anch’essa piegata per posizionare il piede tra la piega formata dalla coscia e del polpaccio della gamba destra, la caviglia sinistra si troverà sovrapposta alla destra. Le spalle e braccia rilassate, le mani poggiano sulle gambe, le mani in gyana o chin mudra (il dito indice arrotolato alla base del pollice, le altre dite morbidamente estese ; il palmo della mano rivolto verso il basso in gyana mudra o verso l’alto in chin mudra).
Ma cosa rappresenta per la mitologia indiana questa posizione. Per i sacerdoti indiani Siddhasana rappresenta la forza della meditazione yogica.
“Si racconta che molto tempo fa i sacerdoti bramini sapevano quanto fosse importante cominciare sotto i migliori auspici un’ attività, poiché, l'inizio di un evento né può condizionare lo sviluppo. Si fecero una domanda cruciale: “Chi tra gli dèi doveva essere venerato per primo?” Per essere certi che la risposta fosse giusta decisero di fare il sacrificio del fuoco in onore di Shiva usando erbe particolare e burro chiarificato. Volevano avere la certezza che quella domanda entrasse nella grande casa del Signore. Il sacerdote penetrò nella mente di Shiva, il quale interruppe la sua meditazione e andò a far visita alla sua sposa Parvati, la saggia dea della terra, per riceverne consiglio. La dea fu molto contenta per la considerazione del marito che le chiedesse consiglio. Dopo una breve riflessione suggerì “dovrebbe essere uno dei nostri figli Karttikeya o Ganesha, ad essere venerati per primo, racchiudono il meglio di noi”
Shiva la trovò un'idea eccellente quindi decisero che il figlio che avesse mostrato di essere più degno avrebbe avuto quell'onore.
Shiva si interrogò su come decidere quali dei due fosse il più meritevole. Parvati suggerì di far fare una corsa ai due figli; Shiva apprezzo l'idea “ma da dove a dove si sarebbe svolta la corsa”. Parvati ci aveva già pensato e suggerì che la corsa poteva avere luogo proprio sulla terra poiché sarebbe stato lì che uno dei due figli avrebbe avuto l'alto onore di essere venerato come prima divinità . Shiva ricordo perchè amasse tanto la moglie: per la sua immensa saggezza e bellezza. Convocarono i figli e diedero loro le istruzioni, dovevano correre intorno al mondo per stabilire chi dei due dovesse essere considerato il più importante tra gli dei. Non appena Shiva indicò il punto di partenza Karttikeya, fiero comandante dell'armata celeste, si levò a cavallo del suo pavone e rapido come una saetta si pose al di sopra dell'orizzonte da dove iniziava la sfida. Ganesha, panciuto signore della saggezza, non poteva competere con la velocità del fratello, lui cavalcava un topo. Immaginò che la madre avesse voluto e favorire il fratello. Pur sapendo di non essere all'altezza di assolvere la richiesta dei genitori avrebbe , comunque, dovuto trovare il modo di adempiervi. Si concentrò, respiro profondamente e si racchiuse in se stesso in meditazione; dopo un attimo l'ispirazione si manifestò guardò verso i genitori che brillavano come il sole e la luna e con profondo rispetto volteggio intorno a loro 1, 2,3 volte poi riprese la sua meditazione connesso all'energia fondamentale della montagna godendo con tutto il suo essere della pace gioiosa.
Dopo poco Karttikeya si presentò trionfante al cospetto dei suoi genitori aveva compiuto l’impresa, Shiva voleva dichiarlo il vincitore ma Parvati volle sentire Ganesha; si era molto meraviglia che il figlio non avesse eseguito il compito essendo di indole molto obbediente, rispettoso, serio ed affidabile.
Ganesha dichiarò che data la tipologia della sfida era certo che la madre avesse voluto favorire il fratello, lui, infatti, non avrebbe mai potuto competere con la prestanza fisica del fratello e quindi effettuare in tempo il giro intorno alla terra . Malgrado ciò era ben consapevole che avrebbe dovuto in qualche modo eseguire il compito; così si raccolse in meditazione e, in quel momento ebbe l’intuizione di come avrebbe potuto svolgere il compito…: girando intorno ai suoi genitori. Effettuò la prima circumambulazione ( rito magico che consiste nel girare a torno ad una persona) e percepì l’energia potente della madre il cui piano divino era creare il mondo attorno a lui ed al fratello. Istintivamente eseguì il secondo giro e realizzò che Shiva rappresentava la consapevolezza divina che sta dietro a tutte le cose. Nel terzo e ultimo giro riconobbe il mistero dell’unione di Shiva e Parvati, dove consapevolezza ed energia rappresentano due lati della stessa medaglia cosmica.
Ganesha osservo che non esisteva nessuna differenza tra i genitori, ne tra lui e loro e neppure tra il mondo e tutto ciò che lo abita. Ed in fine dichiarò che sarebbe stato molto felice di concedere la vittoria a Karttikeya il fulmine.
Shiva e Parvati erano molto soddisfatti del modo in cui avesse eseguito il compito Ganesha, chiamarono quindi Karttikeya per conferigli il premio, ma…. Karttikeyalo rifiutò dicendo…” La dea ha favorito uno di noi ma la mia vittoria è pure illusione. Ganesha ha vinto la corsa perché, mentre io giravo intorno a questo globo decadente e provvisorio lui circumnavigava la verità immortale che è dentro ognuno di noi. Darei migliaia di vittorie per un grammo della saggezza che lui possiede” ….. Ganesha fu prescelto come primo degli dei poiché …. " chi altro può trionfare se non la saggezza”.